martedì 9 agosto 2011

LUPI DI FRONTE AL MARE

LUPI DI FRONTE AL MARE é nato come una sceneggiatura cinematografica, infatti più della metà del testo ha una forma dialogica (che prediligo anche per la mia pratica teatrale). Una curiosità: ho scritto il romanzo immaginando che ad interpretare i personaggi fossero: Fabrizio Bentivoglio (Bosdaves); Sergio Rubini (Spadaro); Laura Morante (Irene); Valentina Lodovini (Martina). Addirittura, descrivendo Spadaro, avevo davanti agli occhi una foto di Rubini (Capitolo 49, pag. 311 del testo editato).

Dal punto di vista letterario, non mancano gli argomenti per parlare di Bari: crocevia dei traffici con l’Est europeo (legali e illegali), ponte tra Oriente e Occidente (a Bari Carrassi c’è una chiesa russa!), territorio dilaniato dalla microcriminalità (nuove leve dalla pistola facile), interi quartieri dominati dalla malavita (Japigia e S. Paolo), infiltrazioni della Sacra Corona Unita.

Qualcuno ritiene che il romanzo di denuncia sociale dovrebbe colmare l’assenza del giornalismo d’inchiesta. Sia pure. Ma un romanzo non può essere valutato con le stesse modalità di un articolo di cronaca: se eliminiamo dalla narrazione la componente dell’immaginario, che cosa ci rimane?  Senza immaginazione, la realtà può solo essere descritta, ma non si può guardare oltre, non si possono conoscere i pensieri dei personaggi e quindi penetrare  nella loro rappresentazione delle cose, nella loro sofferenza. Inoltre,  io credo che, in un romanzo, la funzione di denuncia sociale e l’aspetto artistico siano compatibili. Dico di più: se le ingiustizie narrate in un libro sono potenti, necessariamente ritmo ed eleganza della scrittura devono essere all’altezza, altrimenti il risultato è scompensato. La più lucida analisi sociale, senza una scrittura luminosa, non può rivelarsi arte.


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