mercoledì 14 dicembre 2011

lunedì 5 dicembre 2011

Attenti a quella uniforme

Arrivano da Bari e odorano di salsedine i due apprezzati romanzi che hanno per protagonisti uomini dell'Arma: 'Lupi di fronte al mare' dell'esordiente Carlo Mazza e 'Il silenzio dell'onda', un'ulteriore conferma del talento di Gianrico Carofiglio

Si aggira per il capoluogo pugliese un capitano. Ha un'andatura stanca, lo sguardo è malinconico. I motivi per essere triste non gli mancano, il suo matrimonio non fila un granché e anche sul lavoro potrebbe andar meglio. La promozione si fa attendere e a quarantasette anni suonati, con un curriculum che per un buon tratto è stato di pregio, non c'è da rallegrarsi tanto. Ma non bisogna lasciarsi ingannare dal suo aspetto trasandato, dal rossore del viso che denuncia una fede nel dio Bacco. Quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare. Oppure continuano, chi si ricorda com'era quella frase…

  È un gioco senza esclusione di colpi a impegnare Antonio Bosdaves, che nel romanzo Lupi di fronte al mare dell'esordiente Carlo Mazza (Edizioni E/O) si trova alle prese con un caso difficile. Il mare è l'Adriatico, i lupi sono una combriccola di affaristi privi di scrupoli guidati dall'avvocato Spadaro, un vero maestro dell'illecito finanziario. Ma al capitano Bosdaves certi mari non fanno paura. Quei remi tirati in barca troppo presto li afferra di nuovo e riprende a vogare con lena. Lo aiuta una giovane cronista del quotidiano locale, Martina, che forse aspira a qualcosa in più del grazie che la attende a conclusione delle indagini. Il finale è un risultato pieno: nelle ultime pagine che il libro gli concede, il capitano risolve non solo un delitto che rischiava di rimanere impunito, ma anche la sua delicata situazione psicologica e familiare.

Carlo Mazza, come nasce un personaggio come Antonio Bosdaves?
«Non si ispira a nessuno in particolare. È un uomo sensibile, colto, malinconico, che si contrappone a un'umanità spesso agitata da un'euforia melensa, rozza nell'approccio alla vita e ignorante delle cose che contano. È bello pensare che sensibilità e cultura possano stare dentro un uomo in divisa».

Dal libro traspare una buona conoscenza del mondo dell'Arma. Ne vogliamo parlare un po'?«Nel lontano 1976, in occasione del servizio militare, sono stato impiegato presso la Legione Carabinieri di Bolzano come ufficiale di Amministrazione. Allora ero avido di vita. Per me fu la prima esperienza importante, perciò ne ricordo moltissimo. In fase di rifinitura del romanzo, poi, ho avuto la fortuna di contattare un penalista, che ringrazio: Luca Italiano, fratello di un maggiore dei Carabinieri e figlio di un colonnello dei Ros. L'aiuto di suo fratello, in particolare, mi ha consentito di essere preciso nei dettagli: mi ha fornito diverse informazioni, per esempio non sapevo quale fosse la pistola d'ordinanza».

Qualche ricordo della sua esperienza in divisa?
«Il mio giuramento di ufficiale alla Repubblica: una breve formula, qualche pasticcino e una fotografia, ma soprattutto la sciabola, da far roteare a destra, a sinistra e verso chi era di fronte. Ricordo che un superiore me lo insegnò, prima della cerimonia e in disparte, ma quando lo feci, rivolgendo la punta dell'arma verso il colonnello Comandante della Legione, lo vidi indietreggiare preoccupato. Mi ero avvicinato troppo».

Quanto tempo ha impiegato per scrivere il suo primo romanzo?«Ci ho lavorato a lungo, scrivendo e lasciando sedimentare ogni capitolo. Ho tratto spunto dai miei autori preferiti - nel giallo Sciascia e Ammaniti - per sviluppare i vari passaggi, intrecciare le vicende, costruire la suspence. Ma sono contento del risultato».

Non si può dire che i fatti gli diano torto. L'uscita del libro è stata salutata con favore dalle recensioni delle migliori testate nazionali. «Un successo al di sopra delle aspettative», commenta Colomba Rossi, Direttore della collana Sabot/age varata dalle Edizioni E/O, che nell'agosto scorso ha debuttato con Lupi di fronte al mare e La ballata di Mila firmata da Matteo Strukul. E sì che le aspettative, per lei, erano alte. «Non appena l'ho letto ho subito creduto nelle potenzialità del romanzo, nella sua capacità di interessare i lettori portandoli nei meandri più oscuri della malasanità, della finanza corrotta, delle banche piegate agli interessi di parte».

È il manifesto ufficiale della collana, quello di svelare intrecci sotterranei e verità nascoste.
«Si chiama Sabot/age per questo, perché intende sabotare la consegna del silenzio, l'omertà che spesso si accompagna a fenomeni delittuosi di particolare virulenza».

Restiamo a Bari, che come sappiamo è entrata di diritto fra gli scenari più frequentati dagli appassionati del giallo, sulla scia dei successi letterari di un autore affermato come Gianrico Carofiglio. È da poco in libreria la sua ultima fatica, Il silenzio dell'onda (Rizzoli), che col libro di Carlo Mazza ha in comune l'appartenenza all'Arma e il cognome un po' spagnoleggiante del suo protagonista, in questo caso il maresciallo in aspettativa Roberto Marias.

Se l'autore è barese, la vicenda raccontata nel libro si svolge però a Roma, città ove egli svolge la sua attività di parlamentare. È una storia di distacchi dal passato e dal presente, fra il personaggio principale che cerca di rielaborare una colpa remota, una donna che vuol dimenticare il proprio vissuto e un ragazzino in fuga da una realtà che non riesce a far entrare nel suo giovane cuore. Roberto incontra Emma, ex attrice, nello studio di uno psichiatra da cui entrambi sono in cura. La donna ha perso in un incidente d'auto il marito, che poco prima ha scoperto un suo nuovo tradimento: una tragedia che ha scosso profondamente anche il loro figlio. Un romanzo diverso da quelli a cui il magistrato scrittore ci ha abituati, destinato di certo a uguagliarne il successo.

L'Arma scorre fra le pieghe della narrativa contemporanea con il suo portato di sentimenti e valori, le sue figure caratterizzate da forti passioni e umani tormenti, il suo linguaggio e il suo stile moderni ma ancorati alle tradizioni. Da sempre la nostra Istituzione ispira la fantasia degli autori, da quel Cappello del prete di Emilio De Marchi uscito nel lontano 1888, considerato uno dei primi gialli pubblicati in Italia, ai Racconti del Maresciallo di Mario Soldati e a Il giorno della civetta di Leonardo Sciascia, fino ai recenti protagonisti dei libri di Niccolò Ammaniti, Andrea Vitali, Loriano Macchiavelli, Piero Colaprico. Sembra proprio di poter dire che, fino a quando un carabiniere in carne e ossa continuerà a perlustrare le nostre strade, ci sarà sempre un'opera letteraria disposta ad accoglierlo nelle sue pagine.
Roberto Riccardi

sabato 3 dicembre 2011

Un paradiso di tentazioni da sfogliare

Più libri più liberi
Ogni anno in Italia vengono pubblicate oltre 50 mila novità. Di queste il 25%, cioè un libro su quattro, è pubblicato da un piccolo e medio editore ma difficilmente riesce a superare i tanti ostacoli che affollano la strada che lo separa dal magazzino alle vetrine delle grandi librerie.
Più libri più liberi
nasce per questo. Per garantire ai piccoli e medi editori italiani la vetrina che meritano.
Una vetrina d'eccezione, al centro di Roma e durante il periodo natalizio.
Più libri più liberi, la Fiera nazionale della piccola e media editoria, nasce nel dicembre del 2002 da una felice intuizione del Gruppo Piccoli editori di Varia dell’Associazione Italiana Editori, con l’obiettivo di offrire al maggior numero possibile di piccole case editrici uno spazio per portare agli onori della ribalta la propria produzione, spesso ‘oscurata’ da quella delle case editrici più forti; e insieme di realizzare un luogo di incontro per gli operatori professionali, per discutere le problematiche del settore e per individuare le strategie da sviluppare.

La formula di Più libri più liberi, che accanto all’esposizione di oltre 50mila titoli propone un programma culturale ricco di convegni, incontri, presentazioni e performance, ha subito incontrato il gradimento del pubblico che affolla tutti gli spazi del Palazzo dei Congressi di Roma rinnovando ogni anno il proprio affetto e la propria fedeltà.

Oggi, a dieci anni dalla prima edizione, la manifestazione può vantare un successo al di sopra di ogni iniziale previsione, un successo che ha superato i confini nazionali e ha fatto di Più libri più liberi oggetto di crescente interesse anche per gli operatori stranieri.

venerdì 11 novembre 2011

Il male ci è familiare – Intervista a Carlo Mazza

A cura di Dmitrij Palagi per La Prospettiva

1) La Prospettiva ha già avuto modo di intervistare i fondatori del movimento Sugarpulp e Massimo Carlotto. In questo contesto si inserisce il suo esordio come autore di romanzi. Al centro della storia l’intreccio tra corruzione politica, banche e malasanità nel barese. Pensa anche lei che in Italia oggi ci sia un’assenza di informazione e che la narrativa possa sopperire in qualche modo?
Il “noir”, quale scrittura della realtà, quindi del caos e della complessità, ha riempito uno spazio lasciato libero dalla letteratura bianca, sempre più incentrata sulla narrazione delle esperienze personali degli autori, che nella scrittura tendono a rimanere nel rassicurante recinto delle loro conoscenze personali. L’editoria asseconda questo andamento. La domanda fondamentale è: perché è importante narrare la realtà? Non potrebbe essere più proficuo o gradevole narrare di favole o di utopie? La risposta è che nel nostro Paese, più che in ogni altro contesto, è necessario narrare la realtà, perché le informazioni dei mass media restituiscono una visione assolutamente distorta delle cose, finalizzata a compromettere il processo di consapevolezza da parte di ciascun individuo. Essere “bombardati” per 6 mesi dai servizi sul delitto di Avetrana ci ha convinto che i delitti possono avvenire solo in famiglia.
2) Capita in mezzo alle pagine del romanzo di leggere citazioni di Weber e dissertazioni dense di questioni legate al sociale. Emergono dei personaggi forti, le cui azioni sono direttamente conseguenti al proprio modo di vivere e a delle scelte consapevoli. Cosa c’è dietro a questi elementi?
Sono personaggi verosimili perché realistici negli atteggiamenti, nelle parole, nella gestualità e nel modo di pensare. In particolare, quelli negativi esprimono una coerenza di fondo tra l’agire e la pochezza esistenziale che li domina e sono in parte presenti in molti di noi, che spesso navighiamo sulla linea di confine tra il bene e il male, tra egoismo e solidarietà, tra indifferenza e impegno civile. Non siamo sulla cima di una montagna, trasparenti e immacolati, a guardare il formicaio dei malvagi. Il male ci circonda e ci è familiare, il bene pare inaccessibile. Con questa umana condizione dobbiamo fare i conti.
3) Tra gli autori da lei citati come punti di riferimento ci sono Hemingway e Ammaniti. Dai classici ed autori italiani contemporanei: quali aspetti hanno più influenzato? Com’è ritrovarsi vicino a un movimento come quello del Sugarpulp, che propone un tipo di storie diverse dal suo esordio, in termini di clima e azione?

mercoledì 19 ottobre 2011

Intervista su Liberi di scrivere

Ciao Carlo. Grazie per aver accettato la mia intervista e benvenuto su Liberi di Scrivere. Raccontaci qualcosa di te. Chi è Carlo Mazza? Punti di forza e di debolezza.

Carlo Mazza è nato a Bari il 26 marzo 1956 e di professione fa il bancario, da più di trent’anni. E’ sposato e ha due figli ancora studenti. Ha svolto attività politica e ha fatto parte delle istituzioni (presidente della commissione cultura in un consiglio di circoscrizione di Bari). L’unico allontanamento da Bari è dipeso dal servizio militare: ufficiale di complemento (1977) dell’Esercito, destinato quale specialista di amministrazione presso la Legione Carabinieri di Bolzano. Chi sono? Un uomo dall’aria mite ma profondamente irrequieto, con i pensieri sempre in movimento, intento a studiare le parole e i gesti degli altri, desideroso di comunicare ed ispirato solo dalla meditazione solitaria e da un buon sigaro.

Raccontaci qualcosa del tuo background, dei tuoi studi, della tua infanzia.

Mio padre aveva un banco al mercato, vendeva mozzarelle. Io d’estate lo aiutavo. Ho fatto le scuole tecniche, sono ragioniere, in seguito mi sono laureato in Scienze Politiche (110 e lode), ma avrei voluto fare il professore di belle arti oppure lo scrittore.


giovedì 29 settembre 2011

Presentazione a La Feltrinelli


29 settembre - Carlo Mazza presenta LUPI DI FRONTE AL MARE - Feltrinelli di Bari
Giovedì 29 Ottobre alle Ore 18:30 alla feltrinelli di Bari

Carlo Mazza presenta LUPI DI FRONTE AL MARE
(E/O)

interviene
Donatella Azzone


http://puglialive.net/home/news_det.php?nid=47529

sabato 27 agosto 2011

Recesione dall'allegato "D" di Repubblica del 27 Agosto

Ecco la recensione sull'allegato "D" di REPUBBLICA di oggi. Ringrazio Lara Crinò per la recensione, che considero lusinghiera, così come ringrazio Giuliano Aluffi per l'articolo di ieri. Attendo Vostri commenti. Ciao a tutti.

Recensione da "Il Venerdì di REPUBBLICA" del 26 Agosto

Carissimi, Vi invio la recensione di Il Venerdì di REPUBBLICA del 26 Agosto. Mi pare buona.  Fatemi conoscere la Vostra opinione.

venerdì 26 agosto 2011

I professionisti della salute

APERTURA di Carlo Mazza
"Un avvocato integerrimo con amici che si sono arricchiti razziando soldi pubblici. O che sono entrati in banca per gestire gli affari favoriti dagli appalti alle imprese private della sanità pubblica. Legami pericolosi che possono portare alla morte."



L'avvocato Augusto Spadaro percepì una vaga ostilità nello sguardo del professor Niccolò De Marinis. Si accomodò in poltrona, nella quieta penombra del salotto che odorava di cera. Il professore era in vestaglia. «Un'ostentazione di indifferenza», rifletté preoccupato Spadaro. Poi si rincuorò immaginando che potesse trattarsi piuttosto di una prova di familiarità. Entrò di corsa un minuscolo cocker. Abbaiò un paio di volte verso Spadaro, che gli rivolse un lieve sorriso celando la propria avversione per i cani.
«Come sta la signora Paola?» chiese Spadaro.
«Bene» rispose De Marinis. «È uscita a fare compere con Giulia. Dovrebbero tornare tra poco. Lo sai che Giulia la settimana prossima si laurea con una tesi su "Economia e legislazione per l'impresa"?».
«Tua figlia è sempre stata una ragazza in gamba».
«E tu? Sempre impegnato in politica?»
«Le cose sono molto cambiate. Ma quando Leo ha bisogno di me io rispondo all'appello».
«Leo?»
«Leonardo Barracane, il senatore».
«Ah, lui. Sempre in gamba, immagino».
«Infatti. Spesso mi chiede di te. Come pure Anniboni».
«Il ministro? Sono lusingato. E tu che cosa gli dici?»
«La verità» esclamò Spadaro in tono di bonario rimprovero.
«Che sei un misantropo».
«Il lavoro mi prende molto».
Prima dell'incontro Spadaro aveva riepilogato mentalmente e con la massima cura le proprie argomentazioni. «Sono qui per farti una proposta» disse serio.
«Ti ascolto» rispose De Marinis con la consueta aria austera.
«Mi pare che il lavoro di consulenza che la Banca Normanno ti ha affidato per certificare la qualità dei crediti proceda bene».
«Direi di sì».
«Se tu avessi bisogno di qualcosa considerami a tua disposizione. Per esempio, riguardo alle stanze che sono state allestite per te e i tuoi collaboratori, se ci fosse necessità di altri armadi per sistemare le pratiche da esaminare o di un tavolo per le riunioni, fammelo sapere. Qualsiasi cosa, lo sai».
«Dispongo già di quanto mi serve. Il presidente è stato molto cortese, mi ha accontentato in tutto. Ha scelto anche i quadri da appendere alle pareti, tra cui uno di un austriaco dell'Ottocento, un certo Bauer, che pare abbia un discreto valore. Comunque, grazie».
«Sai che per il rilancio della nostra banca il lavoro che ti è stato richiesto è decisivo. Lo riteniamo il punto di partenza per il risanamento».

giovedì 18 agosto 2011

LUPI DI FRONTE AL MARE: ANTEPRIMA E-BOOK

"Dal noir al pulp, dall’horror alla commedia, generi diversi per rompere la crosta del non detto: sabotare il silenzio quotidiano su temi inquietanti eppure rigorosamente taciuti".

In anteprima, i primi due capitoli del libro in uscita il 24 Agosto.



(Per aprire il link è necessario un software Epub Reader)

martedì 9 agosto 2011

Lupi di fronte al mare - Presentazione Catalogo Edizioni E/O

Lupi di fronte al mare è il racconto di una città depredata e dolente, Bari, ritratta con un magistrale affresco che narra di cupidigie e di solitudini. Il capitano Bosdaves, militare ironico e disincantato, al comando di una compagnia di carabinieri, penetra nella coltre vischiosa di un intricato sistema di interessi e complicità, che lega la malavita e la politica alla sanità privata e agli ambienti finanziari, in un grumo denso e infetto.
Il presagio della tragedia, come un uccello rapace, incombe tra le pagine di un romanzo acre e vitale, attraversato da personaggi spietati e ingenui allo stesso tempo, divorati da un’avidità incontrollabile che consuma i loro destini.
La vicenda e il contesto vibrano di forza emblematica: Bari si mostra quale rappresentazione di un intero Paese, segnato da un malessere che, oltrepassando tempi e luoghi, svela la sua natura esistenziale.
Un romanzo sull’invincibile potere della corruzione, arginato dalla misteriosa costellazione dei sentimenti ma radicato come un’eterna condanna nello sperduto cuore degli uomini.
In libreria dal 24 Agosto

LUPI DI FRONTE AL MARE

LUPI DI FRONTE AL MARE é nato come una sceneggiatura cinematografica, infatti più della metà del testo ha una forma dialogica (che prediligo anche per la mia pratica teatrale). Una curiosità: ho scritto il romanzo immaginando che ad interpretare i personaggi fossero: Fabrizio Bentivoglio (Bosdaves); Sergio Rubini (Spadaro); Laura Morante (Irene); Valentina Lodovini (Martina). Addirittura, descrivendo Spadaro, avevo davanti agli occhi una foto di Rubini (Capitolo 49, pag. 311 del testo editato).

Dal punto di vista letterario, non mancano gli argomenti per parlare di Bari: crocevia dei traffici con l’Est europeo (legali e illegali), ponte tra Oriente e Occidente (a Bari Carrassi c’è una chiesa russa!), territorio dilaniato dalla microcriminalità (nuove leve dalla pistola facile), interi quartieri dominati dalla malavita (Japigia e S. Paolo), infiltrazioni della Sacra Corona Unita.

Qualcuno ritiene che il romanzo di denuncia sociale dovrebbe colmare l’assenza del giornalismo d’inchiesta. Sia pure. Ma un romanzo non può essere valutato con le stesse modalità di un articolo di cronaca: se eliminiamo dalla narrazione la componente dell’immaginario, che cosa ci rimane?  Senza immaginazione, la realtà può solo essere descritta, ma non si può guardare oltre, non si possono conoscere i pensieri dei personaggi e quindi penetrare  nella loro rappresentazione delle cose, nella loro sofferenza. Inoltre,  io credo che, in un romanzo, la funzione di denuncia sociale e l’aspetto artistico siano compatibili. Dico di più: se le ingiustizie narrate in un libro sono potenti, necessariamente ritmo ed eleganza della scrittura devono essere all’altezza, altrimenti il risultato è scompensato. La più lucida analisi sociale, senza una scrittura luminosa, non può rivelarsi arte.